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Una lunga storia inziata nel 1862

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Siamo alla fine del Ducato Estense, il Regno d’Italia doveva ancora comparire sulla scena politica, Giuseppe Pedroni fa il Boaro in una Azienda Agricola ad 1 km dalla attuale sede.

Il proprietario dell’azienda agricola abita in centro a Modena in un palazzo signorile. Giuseppe riceve l’ordine di portargli legna e fascine per l’inverno. Arrivato con il carro a Modena, trova davanti all’androne del palazzo il padrone che gli ordina di entrare ma si raccomanda che gli stecchi che escono dal carro non segnino l’intonaco. Purtroppo o per fortuna questo succede.

Si stacca un pezzo di intonaco, sotto vi sono 3 numeri. Giuseppe se li segna, li gioca al lotto e vince una somma con cui si compra due poderi e tre case. Due case sono adibite ai poderi; la terza,  dipendenza del convento dei Benedettini di fine 1400, si adatta per aprire un’osteria e Giuseppe ottiene subito la licenza per aprirla, con diritto di stallatico.

L’osteria diventa punto d’appoggio per i birocciai che trasportano ghiaia dal fiume Panaro verso San Giovanni in Persiceto e Ferrara. Nell’osteria si possono vendere vino marsala e birra, ma non superalcolici. Dai poderi comincia la produzione di vino la quale si è tramandata fino ai giorni nostri.

Delle botticelle di marsala che arrivano dalla Sicilia una volta vuote Giuseppe non sa che farsene ed ecco la decisione di avviare la produzione di Aceto Balsamico. Le botti non sono a scalare come oggi, ma quasi uguali, di capacità sui 10-15 litri, in legno di castagno. Dalla Germania arrivano le botti da birra che hanno una capacità diversa, da 20 e da 180 litri. Anche queste, una volta vuotate, si prestano alla produzione di aceto. Le batterie avviate da Giuseppe sono in parte di legni sottili, quelle del marsala, ed in parte in legno di rovere, molto spesse e grosse, quelle da birra. La produzione va avanti negli anni tra il 1862 ed il 1890.  In questo lasso di tempo in Italia si sviluppano malattie infettive che influiscono sulla popolazione in modo devastante.

Muore il figlio di Giuseppe, Claudio, e Giuseppe nonostante la tarda età continua l’attività finché anche lui se ne va. L’Azienda rimane in mano al nipote Cesare che ha appena 18 anni.

Cesare continua ad incrementare la produzione di vino e aceto portando avanti le vecchie botti ereditate dal nonno. Passa la guerra 1915-18, non vi sono devastazioni in questa zona. L’osteria va avanti incrementando le botti. Nel frattempo in azienda si è aperto anche un forno per la cottura del pane, si vendono generi alimentari e tabacchi. Il figlio di Cesare, Giuseppe II, da’ una mano come può al padre finché purtroppo ritorna la guerra. Cesare è ormai vecchio e stanco. Giuseppe II continua sotto la direzione del padre finché egli nel 1944 finisce la sua corsa.

Ahimè. A sei mesi di distanza, appena finita la guerra, se ne va Giuseppe II. Il figlio Italo ha solo 10 anni. Siamo nel 1945. La vedova, con l’aiuto dell’Emma sorella di Giuseppe II e della Claudia madre di Giuseppe II, porta avanti come può la produzione di vino e aceto così come l’osteria, chiudendo però il forno. Passano gli anni fino al 1963, tirando avanti con molta fatica, dedizione e lavoro e senza più aggiungere botti perché non c’era ne’ capacità ne’ tempo materiale per poterlo fare.

Nel già lontano 1963 Italo prende in moglie Franca Prampolini. Comincia a curare le vecchie botti ultra centenarie, nelle campagne spariscono le vecchie piantate, ma Italo non molla su due vitigni tradizionali, il Trebbiano di Spagna e l’uva Ruggine, ottimi come profumi e gradazione zuccherina.

Questi vitigni vengono scartati dagli altri produttori perché non producono in quantità, ma solo in qualità. Italo pianta questi due vitigni e vecchie e nuove batterie vengono alimentate con i vitigni che nonno Cesare aveva nelle piantate. È questo che fa la differenza come dimostrano i numerosi premi vinti all’unico Concorso esistente nella provincia di Modena. Dal 1997 l’Azienda Agricola e la produzione di Aceto Balsamico sono portate avanti da Giuseppe III, esponente della sesta generazione dei Pedroni il quale ha portato alla ribalta delle televisioni internazionali le tradizioni di famiglia.

Il nonno Cesare era solito dire: dai vitigni, dalla vecchiaia, dalla passione e dal non sfruttare troppo le botti, si è creato un nome che fa la differenza.

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